Interior Design: Casa Nanon - Weandart
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Interior Design: Casa Nanon

“La mattina quando me ne andavo dalla stanza del motel o dell’albergo dove avevamo fatto l’amore o forse no, dove forse avevamo soltanto dormito abbracciati, mi giravo e facevo una fotografia.
Non mi riusciva mai.
Avrei voluto fotografare i fantasmi dell’amore, le parole dette sottovoce, gli orgasmi, i nostri disordini, la nostra furia.
Volevo anche fotografare quanto della nostra esistenza era rimasto su quei muri miserabili, su quei tappeti schiacciati dai passi degli altri, dentro quelle lenzuola bagnate dei nostri umori.
Volevo capire, volevo imparare, volevo disperatamente sapere se c’era un modo – o se non c’è – di disegnare una stanza dove si possa trattenere l’esistenza. Tenere l’esistenza almeno per il fondo della camicia. Anche soltanto per un pò.”

(Ettore Sottsass)

Già. Ma dove abita la vita? Forse in stanze in cui non intervengono stylist per far apparire tutto in ordine o, peggio, in finto disordine. Forse, in stanze attente all’art de vivre più che all’arredamento dettato dai gusti delle case che vengono pubblicate sulle riviste. Tutte così politicamente corrette. Asetticamente pulite. Anesteticamente anestetizzate. Forse, in stanze abitate da persone ed oggetti che hanno una storia, da raccontare o anche solo da tacere. Un’anima, forse. Che poi questa vita è come uno di quei sorrisi che hai la sensazione di avere un pezzetto di cibo tra i denti. Che fai? Sorridi lo stesso. Mica ti puoi reprimere.
Grazie Francesca. Costruttrice di scatole di luce da riempire con le ombre leggere dei sogni.

(Michele Fanfulli)

1. ETTORE SOTTSASS. CASA NANON
Soundtrack ( da ascoltare durante la lettura): Fausto Rossi – Troppe Canzoni
Sottsass dedica questa casa alla passione del suo amico e gallerista: vivere di design. Quasi una visione scaturita da un sogno, ma aderente ai ritmi quotidiani di una ritualità domestica. Proiettati verso un fine: la valorizzazione dell’uomo.
“La casa non è una macchina da abitare perché la tecnica dell’architettura è la tecnica della magia. Il miglior modo di intendere la magia è quello di considerarla un tipo di scienza, cioè un modo per controllare le forze naturali. La magia è la tecnica dell’uomo più grezzo e inerme, più solo e ineducato, più ingenuo e sprovveduto, possiamo dire più libero?”

Casa Nanon è una sequenza di spazi. Raccordati tra loro da segni che in pianta sembrano errori. Collegati da gallerie che sono un paesaggio naturale e artificiale. Antitesi della griglia geometrica astratta.

“Il problema o il tema di questa casa è che da ogni posto vedi prospettive diverse, vedi la casa fatta di tanti diversi luoghi ma non isolati…senti la casa attorno a te.”
“L’ingresso è lo spazio attraverso il quale passi dal caos esterno all’ordine della casa…è fatto come una camera vuota così capisci che stai entrando in casa…non ci sono attaccapanni, non c’è vestibolo, non c’è niente, è come un tempietto e infatti la padrona di casa ha voluto una nicchia e ci ha messo un piccolo Buddha con gli incensi.”

E poi, dentro. Superfici parlanti con colori e materiali, elementi emozionali che traducono lo spazio in ambiente. variazioni continue di luce e ombra, naturale e fluorescente, dai muri di colore nella lezione dell’architettura mediterranea-islamica e del pop delle downtown del pianeta. Forme semplici, riconoscibili ma mai ovvie. Come il volume ad arco fatto di listelli in legno cangiante che contrasta col tubo al neon che fa da corrimano interno al passaggio.

I mobili sono essenziali e in gran parte tenuti dentro l’architettura stessa e comunque sono oggetti in qualche modo funzionali ai riti quotidiani.

“Per me la scala non esiste, esistono delle dimensioni fisiche, degli spessori con i quali il tuo corpo si mette in relazione ma non si può parlare di fuori scala perchè il fuori scala prevede la scala corretta e questa per me non esiste, ogni dimensione, ogni soluzione definisce un rapporto psicologico diverso…esistono la doccia calda e la doccia fredda, non è che la doccia fredda è fuori scala, è la doccia fredda e basta…Per me l’architettura non ti da suggestioni letterarie ma fisiche: tu senti distanze,vicinanze, rumori, luci.”
Capacità di sentire materiali e colori. Sorpresa imprevista e senso di calma. Anche delle banali piastrelle in cotto diventano occasione di sperimentazione nel patio dai muri blu.
“La materia, le materie hanno in questo caso una possibilità espressiva enorme; è attraverso questa tecnica di accostamenti ibridi di materia con materia, di materiali espressivamente antichi con materiali espressivamente moderni che tento di uscire dalla banalità del funzionalismo…l’importante è trasformare l’esperienza architettonica da esperienza visiva in fatto fisico.”

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