Emanuela Magnani | Artigiani Designer | [WEANDART]
Artigiani Designer

Emanuela Magnani

Ho conosciuto Emanuela online. 
Mi ha contattato per chiedermi delle informazioni, ed ho capito subito che il nostro PH era compatibile. 
Abbiamo iniziato a parlare, a raccontarci i nostri percorsi, i nostri progetti.
L’ amore per l’arte. I giardini. La natura ed il design.
Due percorsi diversi, per certi versi lontanissimi, ma con tanti punti di contatto. 
Era chiaro che potevamo e dovevamo iniziare a collaborare.

– Emanuela leggi il mio blog, – le dissi.
– Poi fammi sapere
se ti piace e vuoi far parte del progetto Weandart, ho bisogno di una mano per farlo crescere.   
– Ok Emiliano dimmi cosa dobbiamo fare, – mi rispose dopo tre secondi netti.

E’ iniziata così la nostra collaborazione. E’ iniziata così l’avventura di Emanuela all’interno del progetto. 

Mi sembrava giusto e rispettoso presentarla a chi legge il mio blog, e i suoi splendidi articoli. 
Lascio la parola a lei…

Emanuela Magnani

Passione per le lettere, tutte.
Ho scritto e scrivo molto da sempre, ma cimentata poco nella pubblicazione, schiva nell’aprire le finestre a tutti, le mie parole scritte, sono state consegnate a quaderni che poi sono andati spesso perduti nei numerosi traslochi fatti, o in tasche di aerei e treni.

Fotografa per diletto e saltuariamente anche per lavoro, dall’infanzia.

Nuotatrice ed insegnante di nuoto.

Liceo Classico.

I miei genitori, entrambi di Parma, hanno trasmesso molto nel mio contenitore dati, di educazione al bello.

Sono cresciuta nei loro viaggi e spostamenti esteri e nell’amore incondizionato di mia madre per la casa, perduta nella guerra, che aveva cercato di ricostruire ovunque andasse e nella smisurata ed onnivora curiosità paterna.


Avevamo suoi libri, concernenti al tutto: dall’enciclopedie d’arte, di storia in ogni suo aspetto, scienze, lettere, filosofia, religione, psicologia, geografia, oceanografia, fisiologia, micologia, numismatica, della quale mio padre era un saggio, al trattato: ‘Sul pescatore moderno’, alla collana rilegata, in latino, dei fumetti di Asterix, perché era il caso che i bambini: “Imparassero anche quello” e a tutta una serie di romanzi, saggi, biografie, libri antichi museali, che mi fan guardare con grande tristezza, alla perdita irrefrenabile del gusto al libro stampato e alla sua cura, che oramai, molto peggio di un virus, sta mietendo vittime, in cervelli quasi atrofici.

Molti esami dati a Lettere Antiche alla Sapienza di Roma, poi lasciata per laurearmi in Architettura del Paesaggio e dei Giardini, sempre alla Sapienza, con una tesi in: ‘Restauro dei giardini’, il tutto, mentre lavoravo come assistente di volo e quindi girovagando ovunque, studiando moltissimo e dormendo pochissimo, per riuscire a dar gli esami in tempo, avendo addirittura l’obbligo di frequenza.

Sono andata via volontariamente dal lavoro sugli aerei, perché mai mi era piaciuto e perché il fisico non reggeva più ai suoi ritmi e ho iniziato a sfruttare la laurea presa.

Esperimenti progettuali: pietre sezionate, graminacee danzanti, olio su’ tela umano.

I miei avevano una tenuta tra l’Umbria e la Toscana, dove hanno sfogato le loro velleità campestri e, nel caso paterno: primitive.

La campagna, vissuta, fa imparare molto più, di qualsiasi Università del Paesaggio.
Con il ‘Genius Loci’, lì ci conversi in modo attivo, senza ricercarlo: è il tuo amichetto immaginario. C’è gioia, nell’osservare gesti che mai entreranno nella dimenticanza: le mani nodose ed incrostate della gente che con la terra ci vive, che sanno cosa sia la pazienza, che ancora oggi non ho imparato appieno ed è una delle qualità più alte e va esercitata sempre, che hanno avuta anche con me ragazzina, nel tramandarmi i loro segreti devoti alla terra, alla ciclicità, all’attesa, alla sconfitta, al riiniziare dalle sterpaglie carbonizzate, al guardare altri esseri piccolissimi striscianti, volanti e saltellanti, come compagni di viaggio nelle proprie lotte giornaliere.

Accovacciarsi, ad Agosto, insieme al diario segreto e una saliera rubata in cucina, sotto le piante di pomodori San Marzano, piantati insieme a mio padre, assaporandone il profumo caldo di nettare rosso ed acquoso, è qualcosa che tutti: adulti e non, dovrebbero provare, per sperimentare cosa voglia dire, sazietà illimitata.

La progettazione di giardini, è nata anche da lì. Disegnavo progetti sul come e dove, voler posizionare i miei elementi vegetali, studiando gli innumerevoli cataloghi arrivati in casa dai roseti di Barni e alle rare riviste sul verde, requisite alle signore bene del circondario, per poi piangere sconsolata, alla vista della selvaggia capitozzatura o deforestazione paterna, sui miei sforzi colossali.

Negli anni ho creato un tavolo-quadro a scomparsa, per un privato, rinnovandogli già che c’ero anche tutto il salotto.

Ho creato il mio letto perfetto: in legno di noce italiano, tirato a cera d’api, mandato anche in un concorso architettonico di design e poi dato via, quasi piangendo, in uno dei miei traslochi.

Ho preso un master con la Harpo, verde pensile, riguardo ai tetti giardino.

Ho progettato e messo in opera un giardino innovativo didattico per l’infanzia in una struttura comunale a Roma, andando in prima pagina del giornale locale.

Ho partecipato in equipe ad un progetto di giovani architetti: ‘Unire/Unite, per il museo Maxxi di Roma nel 2012 vincendo il primo premio.

Ho sperimentato, anche nella casa di mia proprietà, tutto ciò che poteva scaturire dall’essere creativi, senza interferenze di committenze, ristrutturando solo di mia testa e spesso anche con le mani, quello che ritenessi buono, a far parte del flusso, dove ero immersa.

E da lì è nata l’idea, poi messa in opera in ogni suo dettaglio di una pavimentazione in pietra di Travertino Laziale, realizzata, fisicamente, a martellate, anzi a ‘mazzettate’ da sola, ledendomi una spalla per un bel po’ di tempo, ma dandomi poi notevoli soddisfazioni.

 

Nel frattempo mi sono sempre dilettata nella decorazione d’interni ed esterni, nel riuso e nel dare nuova vita a cose ed oggetti, di solito buttati via, ben prima del boom del riciclo.


E quindi anche: orti condivisi, ricerche botaniche specifiche e tutto ciò che possa concernere il cercare di vivere meglio in questo mondo, compresa la comunicazione, partecipando a vari seminari di PNL e innumerevoli incontri, letture, ricerche e sperimentazioni sulla ricerca del senso della vita, mi ha portato all’opinione che volendo, il bello, lo si può creare ovunque, già c’è, spesso basta solo svelarlo in situazioni, cose, luoghi e persone, togliendo strati e strati che lo occultano, o semplicemente un velo che lo offusca, facendolo ribrillare negli occhi di chi l’ha anelato.

Aiutare chi mi cerca e m’incontra, a farlo, è diventato il mio mestiere e spesso o forse la mia vera vocazione.

Tutto questo seguendo sempre la sequenza di Fibonacci e la sezione aurea, in ogni mia idea progettuale.

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Negli anni ho anche creato un tavolo-quadro a scomparsa, per un privato, rinnovandogli già che c’ero anche tutto il suo salotto. 

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